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Chissà Com’era l’Economia e la Vita nella Nostra Fantastica Azzio e in Valcuvia? Scopriamolo Insieme

17 Mar 2015
Redazione Azzio
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economia azzio e valcuvia

Ormai siamo abituati a pensare che in questa bellissima valle e nel nostro piccolo, ma prezioso paese le industrie, i negozi forse ci siano sempre stati, ma non è così.

La storia economica della nostra zona risale a moltissimo tempo fa e vale la pena scoprirla insieme.

Scopriremo che quasi tutti i nostri avi si occupavano di agricoltura, bachicultura, filatura per poi arrivare dopo molta storia e molto tempo ai primi negozi.

Allora diamo inizio a questo interessantissimo viaggio nella storia dei nostri luoghi natii.

Da sempre necessariamente rurale, l’economia del paese di Azzio fino al primo Novecento era basata su un’agricoltura molto frammentata, con terreni distribuiti tra un gran numero di piccoli proprietari, essenzialmente le famiglie contadine, e non tutte, dopo che per secoli e fino a Napoleone la proprietà feudale aveva esercitato un ruolo predominante.

Pochi erano i casi di famiglie con proprietà più concentrate e l’unica vera eccezione era costituita dalla famiglia Della Porta di Casalzuigno, che possedeva appezzamenti in tutta la Valcuvia e anche ad Azzio. E la natura orografica del territorio, che limitava l’estensione dei terreni, impediva l’allargamento delle dimensioni delle coltivazioni.

AZZIO parte bassa, vista sul Lago Maggiore e il Monte Rosa d'inverno

I prodotti della terra erano costituiti prevalentemente da cereali, soprattutto frumento e segale, cui si era poi aggiunto il granoturco, coltivati anche a rotazione per mantenere una buona resa, dalle patate, dalla vite e dagli alberi da frutto, essenzialmente per uso familiare o di scambio, mentre dai vasti boschi si potevano ottenere castagne e noci in abbondanza.

Il taglio mirato dei boschi era attività molto comune, legato com’era sia all’ottenimento del legname da costruzione, sia alla legna da ardere che la faceva da padrona nel riscaldamento di tutte le abitazioni.

Un’attività di cui abbiamo tracce fin dal Cinquecento è quella molitoria: in particolare lungo il torrente Bulgherone si impiantarono in epoche successive varie ruote, quasi tutte ad uso di mulino da cereali, salvo alcune utilizzate per il lavoro meccanico di opifici come un piccolo stabilimento di passamanerie.

L’allevamento era generalmente ristretto a pochi capi di bestiame per famiglia, ad uso domestico.

La bachicoltura era praticata da secoli – quasi 1400 gelsi erano presenti sul territorio comunale – ma sempre nelle piccole realtà a dimensione familiare, trovando ampio sviluppo soltanto nella seconda metà dell’Ottocento, quando con la rivoluzione industriale anche l’Italia vide il fiorire dell’industria tessile. 

Ad Azzio venne impiantata la filanda, per iniziativa di industriali serici, con macchine a vapore e tanto di ciminiera, nell’edificio ancora oggi esistente e che arrivò ad occupare un centinaio di addetti, soprattutto manodopera femminile con molte minorenni. A fine Ottocento la famiglia Colli realizzò anche la “bozzoliera” o “galletera”, allo scopo di allevare il baco da seta in quantità industriale, la cui costruzione esiste ancora oggi, trasformata in abitazione.

Una produzione assolutamente unica presente nel territorio comunale fin dal 1829 era quella della fabbrica Mascioni di organi musicali, tuttora in attività e che realizza i grandi strumenti per chiese e vasti ambienti ed esporta in tutto il mondo.

fabbrica mascioni

 

Ma l’agricoltura e le altre attività locali, incluse quelle artigiane, come i muratori, i falegnami, i sarti erano assolutamente insufficienti al mantenimento di tanti nuclei familiari, spesso di umili condizioni e con un alto numero di figli.

Anche ad Azzio si manifestò un notevole fenomeno migratorio: dopo le mete dei Paesi europei, dalle quali si rientrava periodicamente, si sviluppò la via delle Americhe, che vide la massima espansione a fine Ottocento e si protrasse fino agli anni Venti del Novecento. La maggior parte di coloro che lasciavano Azzio non sarebbe mai più rientrata, portando con sé la propria famiglia o formandola nel luogo di destinazione.

Dopo la I Guerra Mondiale si assiste in parte al fenomeno inverso. Spesso a seguito degli eventi bellici e alla ricerca di lavoro e di miglioramento delle umili condizioni economiche, si sviluppa un fenomeno di immigrazione di popolazioni in particolare dalle Venezie, che durerà fino all’ultimo dopoguerra.

Negli anni ’10 ad Azzio la filanda cessa la propria attività e negli anni ’20 lo stabilimento viene utilizzato da un’industria meccanica, per poi essere nuovamente chiuso.

Nel corso della II Guerra Mondiale, però, l’edificio viene riacquistato. Vi si insedierà la maglieria HisCo a capitale prevalentemente elvetico, spostata come tante industrie da Milano per sfuggire ai bombardamenti.

Anche una fabbrica di calzature sfollata da Milano sarà attiva ad Azzio durante la guerra.

Un’altra attività diffusa riguardava le botteghe alimentari, numerose in paese sin dal XIX secolo e fino agli anni ’70 del Novecento:  vanno annoverati almeno cinque esercizi, dei quali due con forno per la produzione di pane, la cooperativa del Circolo ricreativo, una macelleria e un bazaar che vendeva casalinghi.

azzio

 

Ma in una realtà in cui gli spostamenti di persone erano per necessità limitati, non mancavano certo gli esercizi sia nel campo della ristorazione e della mescita, con tre trattorie, un’osteria e un ristorante, alcune delle quali fungevano anche da pensione e da bar, senza contare il Circolo.

Poi arriva la II Guerra Mondiale e tutto è destinato a cambiare.  Durante il conflitto molta gente si arrangia come può.   Va fra l’altro ricordata una piccola, ma significativa produzione: per sopperire alla forte carenza di olio d’oliva, un mulino ottiene l’olio dalla spremitura delle noci!

Trattoria del Nord 1923-24 ca. LUO

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