Azzio http://www.141expo.com/azzio 141expo Tue, 02 Jun 2015 16:22:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.15 La Magica Storia della Fabbrica d’Organi Mascioni http://www.141expo.com/azzio/2015/06/02/la-magica-storia-della-fabbrica-dorgani-mascioni/ Tue, 02 Jun 2015 16:22:22 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=254 Nel panorama delle attività economiche della Valcuvia, la produzione di grandi organi musicali della fabbrica della Famiglia Mascioni è davvero unica.Un’attività che si colloca tra industria e artigianato e che riassume in sé anche i caratteri delle arti.

L’avventura organaria dei Mascioni inizia nel 1829, quando il giovane Giacomo (1811-1896) apre un modesto laboratorio nel borgo di Comacchio, frazione di Cuvio, occupandosi di riparazioni e accordature. A convincere il nipote sono i due zii sacerdoti Giuseppe Antonio e Pasquale Antonio Mascioni, già frati del Convento di Azzio soppresso da Napoleone.

MASCIONI 1 Zii preti ex frati Giuseppe Antonio e Pasquale Anton

Giacomo si impegna duramente e si aprono nuove prospettive soprattutto quando iniziano a lavorare i tre figli Anacleto, Bernardo e Gaspare.Gli organi sono destinati anche a località lontane e persino in Svizzera, dove si instaureranno fecondi rapporti di lavoro che durano tuttora. Gli organi sono del tipo tradizionale, ma la qualità cresce e la produzione raggiunge una media di due organi all’anno.

MASCIONI 3 Giacomo, 1811-1896 e figli Anacleto, Bernardo, Gaspa

A dodici anni entra in fabbrica Vincenzo (1871-1953), figlio di Bernardo, che assumerà la direzione della fabbrica, mentre il fratello Enrico (1869-1935) si occuperà dell’amministrazione e pubblicità a Milano. E il cugino Virgilio (1877-1946), uscito da Brera e che diverrà un noto pittore, sarà il disegnatore, contribuendo con l’intagliatore Quaranta ad accostare una notevole estetica all’ottima fonica degli strumenti.

Vincenzo intuisce che l’unica strada per restare sul mercato è quella dell’innovazione: le armonie degli organi italiani venivano considerate poco adatte al canto sacro, prestandosi meglio alle melodie leggere e profane, mentre dalla produzione estera arrivavano chiari segnali delle tendenze in atto. In tal modo, però, il nipote arriva allo scontro con il nonno Giacomo, che intende restare nella tradizione: Vincenzo decide di lasciare la fabbrica e di costruirne una nuova non lontano, ma in Comune di Azzio, posta sopra il torrente Bulgherone, dove si trova ancora oggi, per sfruttarne l’energia idraulica nell’azionamento delle macchine.

MASCIONI 5 Anni '20 - La fabbrica degli organi

E con la volontà e le capacità di Vincenzo la produzione cresce e si affina, introducendo la trasmissione pneumatica. Il successo dell’installazione a Vevey in Svizzera dà lustro all’azienda anche all’estero.

Nel 1904 la Mascioni vince il concorso per il restauro degli organi del Duomo di Milano, imponendosi anche per l’alta qualità dei materiali sui concorrenti Bernasconi, Vegezzi-Bossi, Inzoli, Mentasti e Tamburini.

Al congresso di Torino dell’anno successivola Mascioni ottiene un riconoscimento nella consolle, che viene presa a modello dalla commissione.E già nel 1906 Vincenzo Mascioni riscuote un nuovo successo con l’organo di San Babila a Milano, con meccanismo nuovo, cui fa subito eco il Gran Premio conferitogli all’Expo internazionale di Milano.

Ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale blocca l’attività della fabbrica, quando i figli maggiori, Giacomo (1897-1975) ed Ernesto (1898-1980), che stanno muovendo i primi passi in azienda, vengono chiamati alle armi, mentre gli altri figli, Giovanni (1905-1979), Angelo (1907-1969), Vincenzino (1910-1975) e Tullio (1914-1999) sono ancora bambini.  Lo stabilimento è requisito per la produzione bellica, molti sono gli operai in guerra e per quanto possibile si fa fronte alle manutenzioni degli organi esistenti.

Solo nel 1920 l’attività riprende a pieno ritmo, pur con i tempi difficili. Molti artigiani chiudono. Vincenzo invece produce in casa tutte le parti dell’organo e, grazie all’apporto determinante dei figli, miete successi al ritmo di un organo prodotto al mese, ancora con la tecnologia pneumatico-tubolare.

MASCIONI 6 06.01.1921 - La famiglia coi dipendenti

Ma ora soprattutto l’ambiente ecclesiastico fa pressioni affinché Vincenzo si cimenti con la trasmissione elettrica e le nuove tecnologie di origine americana. La riforma dell’organo di Santa Maria Maggiore a Trento è l’occasione. Non servono viaggi all’estero: con la buona volontà e le capacità della famiglia, l’opera viene compiuta nel 1930.

Con il grande organo del Pontificio Istituto di Musica Sacra in Roma del 1932 Vincenzo riceve addirittura da Papa Pio XI la commenda dell’Ordine di San Gregorio Magno. E soltanto a Roma vengono installati ben 75 strumenti.

Nel 1937 i Mascioni producono per la chiesa di Cuvio l’organo n. 500. Ma il capolavoro, sebbene dall’acustica non ottimale, è considerato il nuovo organo per il Duomo di Milano, tra i più grandi al mondo, costruito nel 1938 in collaborazione con il maggiore concorrente, Tamburini di Cremona.

Si arriva alla Seconda Guerra Mondiale: figli e dipendenti richiamati alle armi, le difficoltà enormi, ma l’attività non si interrompe mai completamente. Alla fine delle ostilità Vincenzo, sebbene malato, riprende la produzione arrivando a sfornare fino a 15 organi all’anno.

MASCIONI 7 Anni '30 Vincenzo Mascioni, i figli e cugino risoluz. 200

Ed è lui che dà l’allarme nella notte del 12 agosto 1950, quando si sviluppa un furioso incendio che distrugge molte parti della fabbrica. Il vecchio leone non demorde e lo stabilimento riapre già nell’ottobre dello stesso anno!Vincenzo si spegne nel 1953 proprio durante la ricostruzione postbellica del “suo” organo di Trento. Scompare così l’ultimo dei tre grandi organari italiani, dopo le morti di Vegezzi, Bossi e di Tamburini.

Ma i figli ne continuano l’attività, con la denominazione “Famiglia Artigiana Vincenzo Mascioni”. Angelo provvede con precisione al montaggio degli organi a destinazione. Ernesto si occupa della difficile intonazione, mentre Giacomo, Vincenzino e Tullio si dedicano ciascuno alla meccanica, alla falegnameria e al reparto elettrico. Giovanni è il direttore di fabbrica e più volte sarà anche sindaco di Azzio, mentre la sorella Mariuccia si occupa della parte archivistica.

MASCIONI 12 1961 Organo di Firenze - Duomo S. Maria del Fiore

A Roma nel 1969 il Pontificio Istituto di Musica Sacra festeggia i 140 anni della fabbrica, con un concerto eseguito sul grande organo. Nel frattempo si affaccia la generazione successiva, con i figli di Ernesto: Eugenio, Enrico e Mario e con Gianni, figlio di Tullio.

I maghi dell’intonazione sono dapprima Enrico e in seguito anche Gianni. Enrico porta in fabbrica il figlio Giorgio, mentre Gianni non trova un erede con la passione organaria. E lui stesso lascerà l’azienda nel 1997. Intanto ad Enrico nella difficile intonazione e accordatura si affianca il capace Franco Nicora.

MASCIONI 9 1999 Famiglia Mascioni e collaboratori

Mario prosegue l’attività forse più ingrata del montaggio, sempre in giro per il mondo, rapido e preciso. Eugenio si dedica con passione al disegno di tutti i componenti interni ed esterni degli strumenti. E anch’egli fa entrare in azienda il figlio Andrea.

Ma intanto si sono affacciate nuove tendenze: viene rivalutato l’organo barocco e si affaccia l’idea del ritorno alla trasmissione meccanica, che conferisce le migliori qualità sonore, ma anche il restauro degli organi antichi.

La Famiglia Mascioni procede con i piedi di piombo nell’applicare la trasmissione meccanica, che presenta problemi non facili e suscita lo scetticismo della clientela e degli organisti, anche se non si abbandona la trasmissione elettrica per gli strumenti più grandi. Poi arriva anche l’elettronica.

Organi per tutto il mondo, persino in Islanda!  Non molti anni fa un’impegnativa commessa per il Giappone ha richiesto addirittura l’innalzamento della parte centrale della fabbrica, a causa dell’altezza dello strumento da realizzare, che è stato come sempre premontato e provato per essere poi smontato e portato a destinazione.

Ed è recentissima la notizia che il Convento di Azzio sarà dotato di un organo. Ma a quale azienda poteva essere assegnato l’incarico, se non alla Famiglia Mascioni, che oltre tutto sappiamo avere un legame storico bicentenario con questa chiesa?

Per concludere ricordiamo i tanti nostri nonni e genitori che hanno prestato la propria attività lavorativa nella Fabbrica degli Organi. Inoltre almeno una volta l’anno la fabbrica è visitabile in una giornata “porte aperte”.

MASCIONI 10 Anni '90 Vista aerea

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Una Visita al “Nostro” Monumento Nazionale: la Chiesa del Convento di Azzio. http://www.141expo.com/azzio/2015/06/02/una-visita-al-nostro-monumento-nazionale-la-chiesa-del-convento-di-azzio/ Tue, 02 Jun 2015 16:22:08 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=267 Come abbiamo raccontato nelle vicende storiche, la chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova e Sant’Eusebio fu realizzata fuori dal paese di Azzio, unitamente al Convento di Santa Maria degli Angeli, a partire  dal 1608, utilizzando in parte le strutture murarie e del campanile della vecchia chiesa di Sant’Eusebio.

AZZIO 1950 ca. Convento, strada, lavatoio visti da Cà di Cantù LUO

Dalla soppressione del Convento nel 1810 è rimasta l’unica struttura di proprietà della Parrocchia dell’intero complesso conventuale, quale donazione di privati nel 1978, mentre le restanti parti ancora esistenti (il refettorio, tuttora in ottimo stato, quelli che erano gli altri ambienti e le celle dei frati, nonché il chiostro e la ghiacciaia, restaurata e visitabile) sono in proprietà a privati.

Si tratta probabilmente del primo luogo di culto costruito in Lombardia dai frati francescani Minori Riformati, ma ancora nello stile delle chiese degli Osservanti. Da pochi anni è stata dichiarata Monumento Nazionale.

AZZIO fraz. Convento Inizio XX secolo, GB, LUO

Nella nostra visita iniziamo dalla piazzetta antistante, circondata dalle piccole edicole della Via Crucis, i cui affreschi originali sono purtroppo andati perduti. Alla fine degli anni ’80 del Novecento i riquadri erano stati nuovamente dipinti, ma l’opera degli agenti atmosferici ha ormai quasi cancellato le belle raffigurazioni.

Sulla spoglia facciata della chiesa, a sinistra dell’ingresso, troviamo incastonata la lapide di sasso che testimonia la posa della prima pietra il 18 novembre 1608, da parte del vescovo di Como mons. Archinti. A destra vi era invece un portico a tre archi con ossario, che non esiste più.

Dal piccolo portico centrale, il ‘protiro’, attraverso l’antico portone entriamo nella chiesa a navata unica, che subito ci colpisce per la sua essenziale semplicità, come tutto ciò che è la povertà francescana, cui contribuiva fino a pochi anni fa anche il pavimento originale in mattoni, con le pareti a calce, quasi assente il marmo, ma in definitiva non spoglia.

Davanti a noi si presenta la bella cancellata che separa la navata dal presbiterio. Varcata la soglia, siamo al cospetto dell’Altare Maggiore, cui fa da corona una bella balaustra.  Il primitivo semplice altare, era  dedicato ai santi Antonio ed Eusebio. Ma nel 1761 venne ricostruito in noce e impiallacciatura in radica, con elevazione della “tribuna” in cui fu posta la bellissima statua lignea della B.V. Immacolata, probabilmente risalente a inizio ‘600. Le decorazioni dell’altare sono attribuite ai maestri della Valle d’Intelvi.

AZZIO oggi - Altare maggiore del Convento

Due porte, che si aprono in basse pareti di legno ornato ai fianchi dell’altare, permettono di accedere alla parte absidale, dove troviamo il bel coro interamente ligneo, in noce e abete, che tuttavia versa in serie condizioni di degrado e necessita di un profondo restauro. Scopriamo anche l’antico e misterioso busto di legno di Sant’Eusebio, di autore ignoto.

Convento Il coro

Tornati nella navata, come in altre chiese francescane le cappelle laterali ci appaiono allineate su un solo fianco della chiesa, quello sinistro, prendendo luce da finestre poste a 45° tra l’una e l’altra cappella. Alte cancellate di legno separano la navata da ciascuna delle quattro cappelle a volta con altare, che sono collegate fra loro da piccoli varchi. Di queste cappelle, solo le prime tre furono completate nel primo periodo della chiesa:

  • la I cappella è dedicata a San Francesco in estasi e detta della famiglia “Della Porta”;
  • la II cappella è dedicata alla B.V. e a S. Giuseppe, con il quadro della Natività;
  • la III cappella è dedicata ai santi dell’Ordine Francescano, con S. Bernardino da Siena e una piccola statua di S. Pasquale Baylon;
  • la sola IV cappella con altare risale al ‘700 ed è dedicata a Sant’Antonio di Padova, con decorazioni probabilmente di Antonio Maria Porrani. Nella nicchia la statua lignea del Santo fu posta da un Dalla Porta nel 1724, forse lo stesso anno delle decorazioni. La  statua di Sant’Antonio reggeva anche il Bambin Gesù, che fu purtroppo rubato negli anni ’50.

I paliotti, cioè i rivestimenti della parte inferiore degli altari delle cappelle, sono realizzati in “scagliole”, opera dei maestri intelviesi della fine del ‘600.

AZZIO CONVENTO Passaggi tra le cappelle laterali

Sul lato destro della chiesa è ancora presente l’antico pulpito ligneo, in discreto stato e con tettuccio decorativo e accesso dall’esterno, che veniva utilizzato un tempo, ma solo per le prediche festive e della Quaresima. La collocazione a metà della navata si spiega con la necessità del predicatore di far udire la propria voce a tutti i fedeli presenti. In vari punti del pavimento individuiamo invece pietre tombali:

  • al centro la lapide di accesso alla cripta
  • a destra la pietra tombale per la famiglia Della Porta, mentre lo spazio a sinistra è sigillato
  • un accesso per il “terzo ordine”
  • un accesso per la famiglia De Vincenti
  • altre lapidi senza scritta

Convento Cripta

In una chiesa francescana non ci si può aspettare di trovare grandi opere d’arte: qui sulle pareti sono appese numerose tele che non furono realizzate di pittori illustri. Ma alcuni dipinti sono di pregio e meritano la nostra attenzione. Il frate-pittore Gerolamo da Premana realizzò nei primi decenni del ‘600 le tre tavole poste negli altari laterali originari, oltre a due altre opere incerte. Forse è dovuto a un altro frate-pittore l’affresco nella lunetta del portichetto di ingresso alla chiesa.

Del noto artista  G.B. Ronchelli da Cabiaglio possiamo invece ammirare, ai fianchi dell’altare, la “miracolosa concessione del Perdono d’Assisi” e “la Predicazione di San Giovanni da Capestrano”, dei Frati Minori Osservanti, entrambi purtroppo in parte andati perduti a causa della forte umidità che aggrediva le pareti.   Dello stesso autore sono inoltre le figure ai lati del coro: Sant’Antonio da Padova e San Pietro d’Alcantara.

Un quadro di Santa Margherita da Cortona, terziaria francescana, si trova su una parete laterale e sembra che fosse stato ritoccato da Ronchelli. Anche se in alcuni tratti ricorda lo stile dello stesso pittore, è invece ignota la mano che realizzò il bel Cristo che porta la Croce, dipinto sul muro di fondo del lungo corridoio che fiancheggia la chiesa e che dava accesso al Convento.

 AZZIO CONVENTO Gesù con la Croce, corridoio esterno

Si è parlato anche di interventi di Paolo Petter, sempre di Cabiaglio e allievo di Ronchelli, ma non sono noti. Forse suo era il quadro dell’Ultima Cena, probabilmente un tempo posto nel Refettorio, appeso sopra la porta di ingresso sulla parete di fondo della chiesa e oggetto di uno sgradevole furto nel 1988, insieme a tre medaglioni a forma ovale con dipinti a olio, sottratti dai cornicioni delle pareti laterali.

Croce vecchia e “nuova “

Oggi a Brinzio sull’altare maggiore della parrocchiale è conservato un Crocifisso di legno proveniente dal Convento di Azzio, probabilmente trasferito dopo la soppressione del 1810.

Una Croce d’epoca in possesso della Parrocchia di Azzio è stata invece recentemente posizionata sulla parete destra della chiesa del Convento. 

Convento Cripta

I segreti della cripta.

Davanti all’altare maggiore si trova la principale pietra tombale. Al di sotto una breve scala conduce al livello della cripta, che ha forma ellittica e volta a botte. Sulla parete frontale vi è un piccolo altare sormontato da un’edicola, mentre sui lati si aprono sedici nicchie. Dai recenti studi archeologici si conferma la particolare sepoltura adottata per i frati: il defunto era deposto in posizione seduta dentro la nicchia, che poi veniva murata.

Ma non è tutto!   Il pavimento era ricoperto di frammenti di intonaco e laterizio, probabilmente a seguito di azioni vandaliche del passato. Dopo lo sgombero dei materiali è emersa un’altra lapide che ricopre un vano sottostante, un ossario ripieno di ossa! È quindi assai probabile l’adozione di un’usanza che era tipica delle regioni meridionali, ma piuttosto insolita nelle nostre contrade, che consisteva in una doppia sepoltura, dapprima nelle nicchie fino a consunzione del corpo, per poi procedere alla deposizione dei resti scheletrici nel sottostante ossario.

I lavori di restauro

Importanti interventi di restauro conservativo hanno interessato la chiesa tra il 2012 e il 2014, volti anzitutto all’eliminazione dell’umidità ristagnante, che produceva gravi fenomeni di corrosione di tutti gli ambienti, costruendo un vespaio aerato sottostante su tutta la superficie e un secondo vespaio all’esterno lato strada.  Con l’occasione è stato installato un impianto di riscaldamento a pavimento e quindi si è proceduto alla ricopertura con nuovo pavimento in cotto, conservando però le parti in pietra e le lapidi e riposizionando il vecchio pavimento in cotto nelle cappelle laterali.

Altri interventi molto impegnativi dovranno però provvedere al rifacimento parziale della copertura del tetto, che grava direttamente sulla volta in muratura, con sistemazione delle chiavi di volta soprattutto sopra il presbiterio, nonché le strutture murarie dal lato strada, soggette in vari punti a notevoli fessurazioni.Anche gli intonaci devono essere ricostruiti nei numerosi punti in cui hanno perso consistenza.  A sua volta il campanile necessita di un accurato restauro, così come le opere lignee, soprattutto il coro e l’altare, soggette da secoli all’attacco del tarlo.

Infine è prevista l’installazione di un organo, ovviamente commissionato alla fabbrica Mascioni, operante ad Azzio da quasi due secoli.

azzio

]]> Scopriamo Insieme i Piccoli e Grandi Tesori Artistici e Naturali nei Dintorni Della Nostra Amata Azzio http://www.141expo.com/azzio/2015/04/01/scopriamo-insieme-i-piccoli-e-grandi-tesori-artistici-e-naturali-nei-dintorni-della-nostra-amata-azzio/ Wed, 01 Apr 2015 06:00:25 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=228 Nella nostra magnifica Valcuvia, dove risiede la nostra amata Azzio, si possono scoprire sia con i mezzi privati e non e anche con delle bellissime passeggiate, dei piccoli e grandi tesori che questa valle racchiude.

Esempi di ciò che abbiamo appena detto sono: Cavona, Cocquio- Trevisago e il suo Museo, Casalzuigno, Cittiglio, Arcumeggia e Gemonio anch’esso con un prezioso Museo.

Ora andiamo a scoprire qualche dettaglio in più su queste bellezze.

cavona

Cavona

A pochi chilometri da Azzio, nell’edificio che fu l’asilo infantile di Cavona, tranquilla frazione del Comune di Cuveglio, chi si aspetterebbe di incontrare un Museo del Sud-Ovest Americano?  Eppure è presente un’importante collezione di reperti archeologici delle civiltà indo-americane precolombiane, particolarmente dell’area del New Mexico, dell’Arizona e del vicino Messico, spaziando dai Navajo ai Pueblo e agli Aztechi e Maya, oltre ad articoli di artigianato “native american” e mobili e oggetti d’antiquariato dei pionieri.  Visitabile la domenica pomeriggio.

cavona

 

Cocquio-Trevisago e il Museo Salvini

La visita sicuramente da fare in questa zona è al grazioso centro storico del Comune. Inoltre ci si può fermare per una breve visita alla Chiesa di Sant’Andrea.

COCQUIO - Museo Salvini 1 Il mulino

Lontano dal vero e proprio Comune di Cocquio- Trevisago, si trova il noto Museo Salvini, dedicato al pittore espressionista Innocente Salvini (1889-1979), ubicato all’interno di un antico mulino dove egli visse, di fatto più vicino al paese di Gemonio e tuttora funzionante grazie all’azione del vicino torrente Viganella.

COCQUIO - Museo Salvini 2 una delle sale espositive

 

Villa Della Porta Bozzolo

Una tappa obbligatoria in Valcuvia è una delle più belle ville del Varesotto:Villa di Porta Bozzolo.

CASALZUIGNO - Villa Della Porta-Bozzolo 1 Facciata interna

Sorta nel Cinquecento come dimora di campagna della famiglia Della Porta e successivamente trasformata in residenza di delizie, circondata da stalle, scuderie, cantine e granai.

CASALZUIGNO - Villa Della Porta-Bozzolo 4 Frontale ingresso villa

Il ciclo decorativo degli interni, che orna le pareti e le soffittature con fiori, cieli azzurri e paesaggi, è uno degli esempi del Settecento lombardo  nella sua massima espressione. Questo si riscontra ad esempio nel Salone centrale e nella lunga Galleria al piano nobile.

CASALZUIGNO - Villa Della Porta-Bozzolo 2 Una delle sale

Splendido l’ampio giardino all’italiana, fiancheggiato da due file di cipressi, che sfrutta il declivio della collina, detta non a caso del Belvedere, da cui si può godere di una vista mozzafiato. Nel parco, oltrepassato un bel cancello, si apre il “giardino segreto”, con l’elegante edicola che mostra l’affresco di Apollo e le Muse, opera di G.B. Ronchelli.

CASALZUIGNO - Villa Della Porta-Bozzolo 3 La fontana superiore centrale

Cittiglio

Nel paese natale di Alfredo Binda non poteva mancare un museo visitabile dedicato al grande ciclista.

binda

Ora è allestito presso la stazione ferroviaria, in modo da rivivere la vita e le imprese del campione attraverso numerosi cimeli, tra cui le biciclette, le maglie iridate, ma anche preziose dotazioni per le polverose strade degli anni ’20 e ’30, nonché documenti come i giornali dell’epoca che ne esaltarono le gesta.

francobollo

Gemonio e il Museo Floriano Bodini

GEMONIO - chiesa di San Pietro 1

Nel paese di Gemonio si possono scoprire dei piccoli gioielli come ad esempio, dalla Chiesa romanica di San Pietro (sec. XI) a quella di San Rocco fino al Museo Floriano Bodini (1933-2005), dedicato all’omonimo artista di fama nazionale. Un’antica cascina caratterizzata da porticati e fienili è oggi sede di una ricca collezione di sculture. La visita è effettuabile solo la domenica.

GEMONIO - Museo Bodini 2

 

Casalzuigno:  Arcumeggia

Nelle strette vie acciottolate della piccola frazione montana del comune di Casalzuigno, immersa nel cuore verdeggiante della Valcuvia.

Fu trasformata nel 1956 nel primo paese dipinto in Italia grazie ad artisti rappresentativi delle maggiori tendenze italiane della metà del ‘900 che affrescarono i muri delle case.

ARCUMEGGIA pareti dipinte 1

Si può passeggiare tra le vecchie mulattiere e la strada militare realizzata durante la Grande Guerra Mondiale che porta al vicino Monte San Martino (1087 m), con trincee, osservatori, postazioni d’artiglieria e gallerie che scendono fino a valle, teatro di episodi bellici durante la II Guerra Mondiale.

ARCUMEGGIA pareti dipinte 2

Un pieno di arte e storia recente, oltre a grandiosi panorami sulla Valcuvia e sul Lago Maggiore. Sulla cima troviamo la bella chiesetta dell’Oratorio di San Martino in Culmine, ricostruita dopo le distruzioni belliche.

Casalzuigno: escursione al Monte Nudo

Dal paese, risalendo dapprima alla graziosa frazione di Aga, è possibile raggiungere la vetta del Monte Nudo, una delle montagne più alte delle Prealpi del Varesotto  (1235 m), dalla quale nelle giornate limpide il panorama spazia sui laghi e le valli circostanti e anche sulla pianura. Ma soprattutto, lungo il crinale su cui il sentiero si inerpica, è possibile godere di un’incomparabile vista da un lato di uno scorcio del sottostante Lago Maggiore e dall’altro sulla Valcuvia.

monte nudo

 

Cassano Valcuvia

Va ricordato che dal paesino nascosto tra gli alberi è possibile inerpicarsi in ca. un’ora e mezza sino alla vetta del monte San Martino, di cui abbiamo parlato sopra.

CassanoValcuvia

Nel centro storico del borgo è stato invece recentemente aperto l’interessante centro documentale Frontiera Nord, in cui con immagini, mappe e audiovisivi, si sviluppano le tematiche relative alla linea di difesa Frontiera Nord “Linea Cadorna”, costruita durante la Grande Guerra lungo una parte dell’arco prealpino nell’eventualità di un’invasione attraverso la Svizzera. Si trova inoltre documentazione della Battaglia del San Martino, uno dei primi episodi della guerra partigiana nel 1943.

trincee

Oltre ai documenti di carattere tipicamente storico si possono trovare indicazioni sul contesto ambientale della Valcuvia e agli aspetti storico-culturali che il territorio offre. Visitabile sabato e domenica.

CASSANO VALCUVIA - Centro documentale Linea Cadorna

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Continuiamo a Scoprire Come si Sviluppò Economicamente la Nostra Magnifica Valle http://www.141expo.com/azzio/2015/03/17/continuiamo-a-scoprire-come-si-sviluppo-economicamente-la-nostra-magnifica-valle/ Tue, 17 Mar 2015 22:07:41 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=218 Nell’articolo precedente abbiamo dato uno sguardo alla nostra storia economica fin dai suoi inizi, fino ad arrivare alla II Guerra Mondiale, ora proseguiremo in questo nostro viaggio scoprendo che cosa è successo a partire dal Dopo Guerra fino ad arrivare ai giorni nostri.

AZZIO Anni '30 Vista da Nord

 

Già verso la fine degli anni ’30 l’allevamento del baco da seta a livello familiare era arrivato al termine della sua vita utile, sempre più confrontato con le grandi realtà industriali con le quali non poteva competere.  Alcune famiglie però restano nel settore tessile e, al termine della II Guerra Mondiale, iniziano a dedicarsi al disegno per l’industria serica di Como, attività che conoscerà un lungo periodo di buoni risultati e sarà costretta ad evolversi e diversificarsi solo nei decenni più vicini a noi, soprattutto a causa della schiacciante concorrenza cinese.

Nel dopoguerra, con il rifiorire delle iniziative e sull’onda della Ricostruzione, dopo alcuni anni passati come muratori e carpentieri in altri Paesi, soprattutto la Svizzera, alcuni  Azziesi impiantano piccole imprese edili che avranno fortuna e saranno in attività per molti anni nel campo dell’edilizia residenziale familiare, ma anche di quella industriale e dei lavori pubblici.

Alla fine degli anni ’50 viene impiantata ad Azzio una piccola fabbrica per la stampa a colori dei tessuti, con sede a Milano, che conoscerà negli anni un’espansione notevolissima e per ragioni di spazi non concessi verrà spostata su terreni posti nel vicino Comune di Cuvio. Nel nuovo grande stabilimento troverà comunque occupazione un numero considerevole di Azziesi.

Frattanto l’azienda di maglieria nell’ex filanda cresce in qualità e quantità produttiva e arriverà ad occupare oltre un centinaio di addetti, resistendo poi alla grande concorrenza fino agli anni ‘70.

E poi sorgono botteghe e piccole fabbriche nel campo meccanico, confezionamento di occhiali e giocattoli, cromatura e pressofusione, valigeria, camiceria.

Dagli ultimi anni ’50, con il boom economico, richiamate dalle maggiori possibilità di lavoro, come in tutto il nord si assiste a una massiccia immigrazione di famiglie dalle regioni centro-meridionali, che con gli anni si integrerà con la popolazione locale.

E anche ad Azzio si sviluppa la motorizzazione di massa, dapprima con i motoveicoli e, a partire dagli ultimi anni ’50, con la diffusione massiccia delle automobili, segno evidente delle migliorate condizioni economiche generali.

La Valcuvia non è più bollata come “zona depressa”.

Azzio vs. lago

 

Ma arriva anche la crisi economica: nel corso degli ultimi decenni la maggior parte delle attività economiche è progressivamente costretta a chiudere i battenti, costringendo spesso la popolazione a ricercare le possibilità di lavoro in altri ambiti, con problemi di occupazione crescenti.   Le eccezioni sono costituite dallo stabilimento di termoformati plastici e da quello dei manufatti in cemento, nonché dalle attività evolutesi dai disegni tessili, che sono tuttora in vita nonostante le difficoltà di mercato.

Nel campo dell’agricoltura e dell’allevamento, cui non si è più dedicata la gran parte delle famiglie, da molti anni hanno terminato la loro funzione le cascine e le stalle presso le abitazioni del paese. Chi ha inteso continuare l’attività in modo professionale, ha realizzato nuove strutture fuori dal centro abitato, per l’allevamento e la produzione di latte e latticini, di cui si annoverano due impianti per bovini e uno per caprini. Prosegue anche l’attività di taglio mirato dei boschi, soprattutto per legna da ardere.

Via Cavour alta

 

E infine cosa resta dei tanti esercizi di un tempo?  La macelleria, dopo alcuni passaggi di mano, negli anni ’70 si era ampliata in piccolo supermercato e aveva proseguito la sua attività per una ventina d’anni, ma poi aveva dovuto chiudere i battenti. Oggi troviamo ancora una trattoria con privativa, un bar-pizzeria, un fornaio che produce per varie rivendite dei paesi circostanti e un negozio di generi alimentari, nonostante che la forte diffusione dei supermercati abbia portato alla progressiva chiusura di gran parte delle “posterie” nei paesi della valle.

 

AZZIO da Runcasc

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Chissà Com’era l’Economia e la Vita nella Nostra Fantastica Azzio e in Valcuvia? Scopriamolo Insieme http://www.141expo.com/azzio/2015/03/17/chissa-comera-leconomia-e-la-vita-nella-nostra-fantastica-azzio-e-in-valcuvia-scopriamolo-insieme/ Tue, 17 Mar 2015 21:41:12 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=210 Ormai siamo abituati a pensare che in questa bellissima valle e nel nostro piccolo, ma prezioso paese le industrie, i negozi forse ci siano sempre stati, ma non è così.

La storia economica della nostra zona risale a moltissimo tempo fa e vale la pena scoprirla insieme.

Scopriremo che quasi tutti i nostri avi si occupavano di agricoltura, bachicultura, filatura per poi arrivare dopo molta storia e molto tempo ai primi negozi.

Allora diamo inizio a questo interessantissimo viaggio nella storia dei nostri luoghi natii.

Da sempre necessariamente rurale, l’economia del paese di Azzio fino al primo Novecento era basata su un’agricoltura molto frammentata, con terreni distribuiti tra un gran numero di piccoli proprietari, essenzialmente le famiglie contadine, e non tutte, dopo che per secoli e fino a Napoleone la proprietà feudale aveva esercitato un ruolo predominante.

Pochi erano i casi di famiglie con proprietà più concentrate e l’unica vera eccezione era costituita dalla famiglia Della Porta di Casalzuigno, che possedeva appezzamenti in tutta la Valcuvia e anche ad Azzio. E la natura orografica del territorio, che limitava l’estensione dei terreni, impediva l’allargamento delle dimensioni delle coltivazioni.

AZZIO parte bassa, vista sul Lago Maggiore e il Monte Rosa d'inverno

I prodotti della terra erano costituiti prevalentemente da cereali, soprattutto frumento e segale, cui si era poi aggiunto il granoturco, coltivati anche a rotazione per mantenere una buona resa, dalle patate, dalla vite e dagli alberi da frutto, essenzialmente per uso familiare o di scambio, mentre dai vasti boschi si potevano ottenere castagne e noci in abbondanza.

Il taglio mirato dei boschi era attività molto comune, legato com’era sia all’ottenimento del legname da costruzione, sia alla legna da ardere che la faceva da padrona nel riscaldamento di tutte le abitazioni.

Un’attività di cui abbiamo tracce fin dal Cinquecento è quella molitoria: in particolare lungo il torrente Bulgherone si impiantarono in epoche successive varie ruote, quasi tutte ad uso di mulino da cereali, salvo alcune utilizzate per il lavoro meccanico di opifici come un piccolo stabilimento di passamanerie.

L’allevamento era generalmente ristretto a pochi capi di bestiame per famiglia, ad uso domestico.

La bachicoltura era praticata da secoli – quasi 1400 gelsi erano presenti sul territorio comunale – ma sempre nelle piccole realtà a dimensione familiare, trovando ampio sviluppo soltanto nella seconda metà dell’Ottocento, quando con la rivoluzione industriale anche l’Italia vide il fiorire dell’industria tessile. 

Ad Azzio venne impiantata la filanda, per iniziativa di industriali serici, con macchine a vapore e tanto di ciminiera, nell’edificio ancora oggi esistente e che arrivò ad occupare un centinaio di addetti, soprattutto manodopera femminile con molte minorenni. A fine Ottocento la famiglia Colli realizzò anche la “bozzoliera” o “galletera”, allo scopo di allevare il baco da seta in quantità industriale, la cui costruzione esiste ancora oggi, trasformata in abitazione.

Una produzione assolutamente unica presente nel territorio comunale fin dal 1829 era quella della fabbrica Mascioni di organi musicali, tuttora in attività e che realizza i grandi strumenti per chiese e vasti ambienti ed esporta in tutto il mondo.

fabbrica mascioni

 

Ma l’agricoltura e le altre attività locali, incluse quelle artigiane, come i muratori, i falegnami, i sarti erano assolutamente insufficienti al mantenimento di tanti nuclei familiari, spesso di umili condizioni e con un alto numero di figli.

Anche ad Azzio si manifestò un notevole fenomeno migratorio: dopo le mete dei Paesi europei, dalle quali si rientrava periodicamente, si sviluppò la via delle Americhe, che vide la massima espansione a fine Ottocento e si protrasse fino agli anni Venti del Novecento. La maggior parte di coloro che lasciavano Azzio non sarebbe mai più rientrata, portando con sé la propria famiglia o formandola nel luogo di destinazione.

Dopo la I Guerra Mondiale si assiste in parte al fenomeno inverso. Spesso a seguito degli eventi bellici e alla ricerca di lavoro e di miglioramento delle umili condizioni economiche, si sviluppa un fenomeno di immigrazione di popolazioni in particolare dalle Venezie, che durerà fino all’ultimo dopoguerra.

Negli anni ’10 ad Azzio la filanda cessa la propria attività e negli anni ’20 lo stabilimento viene utilizzato da un’industria meccanica, per poi essere nuovamente chiuso.

Nel corso della II Guerra Mondiale, però, l’edificio viene riacquistato. Vi si insedierà la maglieria HisCo a capitale prevalentemente elvetico, spostata come tante industrie da Milano per sfuggire ai bombardamenti.

Anche una fabbrica di calzature sfollata da Milano sarà attiva ad Azzio durante la guerra.

Un’altra attività diffusa riguardava le botteghe alimentari, numerose in paese sin dal XIX secolo e fino agli anni ’70 del Novecento:  vanno annoverati almeno cinque esercizi, dei quali due con forno per la produzione di pane, la cooperativa del Circolo ricreativo, una macelleria e un bazaar che vendeva casalinghi.

azzio

 

Ma in una realtà in cui gli spostamenti di persone erano per necessità limitati, non mancavano certo gli esercizi sia nel campo della ristorazione e della mescita, con tre trattorie, un’osteria e un ristorante, alcune delle quali fungevano anche da pensione e da bar, senza contare il Circolo.

Poi arriva la II Guerra Mondiale e tutto è destinato a cambiare.  Durante il conflitto molta gente si arrangia come può.   Va fra l’altro ricordata una piccola, ma significativa produzione: per sopperire alla forte carenza di olio d’oliva, un mulino ottiene l’olio dalla spremitura delle noci!

Trattoria del Nord 1923-24 ca. LUO

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Scopriamo Insieme Come era l’Istruzione nella Nostra Preziosa Azzio http://www.141expo.com/azzio/2015/03/17/scopriamo-insieme-come-era-listruzione-nella-nostra-preziosa-azzio/ Tue, 17 Mar 2015 21:13:08 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=202 Forse in pochi, oggigiorno, ci chiediamo o ricordiamo, come era una volta l’istruzione dei nostri avi, nei secoli scorsi, soprattutto in Valcuvia, lontana dalla città e forse un po’ dimenticata.

Ma crediamo che sia di assoluto valore ricordare come era questa situazione nei secoli passati, per cui abbiamo deciso di darvi una visione rapida dell’evoluzione che ha subito nel corso dei secoli l’educazione dei nostri cari in questa preziosa valle, ma soprattutto in questa perla un po’ nascosta, qual è la nostra amata Azzio.

Azzio anni '50 dal Nord - vecchie SCUOLE e MUNICIPIO

Nei secoli passati era la Chiesa a prendersi cura dell’istruzione. Lo testimoniano i resoconti delle visite dei vescovi di Como in carica nei vari periodi, che sollecitavano l’istituzione di una scuola e, più tardi, talvolta, definivano le modalità di attuazione.  Se ne sarebbe dovuta occupare sempre la figura del cappellano di Azzio, ma sappiamo che nella seconda metà del ‘700 i frati del Convento tenevano una scuola di “leggere e scrivere” per il popolo.

L’istituzione di una scuola ufficiale è del 1811, ma vi saranno discussioni prolungate e scelte diverse nel tempo sull’insegnante cui attribuire l’incarico: religioso o laico?  E di conseguenza su quale luogo adibire ad aula scolastica. Inoltre la scuola è unicamente maschile e solo dal 1836 sarà aperta una scuola femminile, ma con propria insegnante e rigorosamente separata.

Dopo l’Unità d’Italia del 1861 vedrà la luce la scuola comunale.

Nel 1879 nasce di fatto la scuola mista maschile-femminile, anche se nei primi anni soltanto “tollerata” dalle autorità. Solo nel 1884 però si arriva a realizzare un primo vero edificio scolastico, una piccola costruzione presso la frazione del Convento.

1940 Scuola Azzio

Nel 1887 viene fondato l’asilo infantile, intitolato alla Regina Margherita prima donatrice, anche se la palazzina ancora oggi dedicata all’infanzia sarà edificata solo nel 1912. Infatti negli ultimi decenni dell’800 le scuole e l’asilo vennero ospitati, insieme agli uffici municipali, nell’edificio comunale posto sotto la chiesa parrocchiale, che resisterà fino ai primi anni ’60.

Ma la piaga resta l’analfabetismo diffuso, anche quello di ritorno dopo i pochi anni passati sui banchi di scuola. Se nel 1861 in Lombardia rappresentava il 60% della popolazione dall’età scolastica in su, sicuramente nelle località rurali come Azzio raggiungeva una percentuale superiore.  E nei decenni successivi l’incapacità di leggere e scrivere si mantenne molto diffusa e si prolungherà fino al ‘900.

Ancora negli anni ’10 molti bambini lasciavano la scuola alla fine della terza elementare, magari dopo ripetute bocciature. Un motivo ulteriore di abbandono era dato dal fatto che, per frequentare le ultime classi, occorreva recarsi al paese di Cuvio.  Erano pochi coloro che, dopo la scuola primaria, frequentavano ancora le scuole, tra cui le “tecniche”, magari da privatisti presso insegnanti che abitavano nel circondario.

1963 scuola media a Gemoio

Nel decennio successivo la stragrande maggioranza dei bambini non va oltre la quinta elementare e, non di rado, viene respinta anche all’ultimo anno con l’approvazione dei genitori, che attendono solo il momento di poterli impiegare nelle attività di famiglia, prevalentemente nell’agricoltura.

Un numero esiguo prosegue gli studi,  le poche ragazze non di rado negli istituti magistrali.  Ancora negli anni ’40 del ‘900 si tratta di una minoranza, che dopo le medie dovrà comunque recarsi a Varese se vorrà frequentare le superiori.

La situazione cambierà soltanto nel dopoguerra e piuttosto lentamente. Dopo le scuole elementari molti frequentano le “commerciali” nella vicina frazione di Canonica di Cuvio, o altro istituto di avviamento al lavoro. Arrivano al diploma i primi periti, soprattutto nel campo tessile, mentre coloro che accedono all’università sono davvero ancora “mosche bianche”.

Verso la fine degli anni ’50 ha inizio presso i paesi vicini come Canonica e Gemonio il passaggio più frequente alle scuole medie che, in vista di arrivare al diploma, diviene massiccio con l’introduzione della scuola media unica nel 1963.

Nello stesso anno Azzio inaugura finalmente il nuovo edificio municipale, in cui si trovano anche le scuole elementari, intitolate a padre Reginaldo Giuliani e dove vi hanno ancora sede.

SCUOLA Azzio

Nel corso degli anni sempre più numerosi sono i diplomati, mentre iniziano le iscrizioni diffuse alle università, dapprima basate unicamente su Milano.  A partire dagli anni ’70 Como e Varese aprono le prime facoltà, allora emanazioni degli atenei milanesi.  Ma nel 1998 sorgerà una nuova università completa di tutte le facoltà, chiamata dell’Insubria, facilitando l’accesso agli studenti delle aree circostanti. E così anche fra i ragazzi di Azzio vi sono coloro che arrivano alla laurea presso la sede universitaria varesina e altri che si sobbarcano il lungo viaggio in treno fino alle sedi di Milano.

AZZIO 1906 veduta

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Brunei, una produzione alimentare sostenibile e responsabile http://www.141expo.com/azzio/2015/03/11/brunei-una-produzione-alimentare-sostenibile-e-responsabile/ Wed, 11 Mar 2015 19:56:58 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=189 Scienza e Tecnologia per garantire Cibo Sano, Sicuro e di Qualità è il tema di partecipazione ad Expo del Brunei Darussalam, gemellato con Azzio nel progetto 141Expo.

Con la sua partecipazione ad Expo Milano 2015 il Brunei vuole dare prova degli sforzi sempre maggiori nel settore agricolo, in particolare nel campo della sicurezza alimentare. Nell’ottica di raggiungere una reale sicurezza alimentare nazionale, il tema del Padiglione illustra come la scienza e la tecnologia stiano fornendo soluzioni alle sfide affrontate dal Governo del Brunei, così come dagli agricoltori e dagli imprenditori, con l’obiettivo di sviluppare l’agricoltura.

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Padiglione Brunei

Dal 2009, il settore agricolo ha subito significative trasformazioni dove le moderne tecniche di allevamento hanno sostituito i metodi tradizionali. Sebbene l’economia del Brunei Darussalam non sia basata principalmente sull’agricoltura, sono stati compiuti enormi progressi nel suo settore agricolo e il governo sta sviluppando strategie per garantire un’agricoltura in grado di sfruttare nuove conoscenze e tecnologie per aumentare la produzione alimentare nazionale in modo sostenibile e responsabile. Queste strategie includono l’espansione dei terreni agricoli senza sacrificare la terra attualmente disponibile, oltre a una maggiore resa agricola attraverso la produzione ottimizzata e le buone pratiche di gestione agricola.

I contenuti del Padiglione del Brunei Darussalam sullo sviluppo economico, scientifico e tecnico saranno visualizzati grazie a grandi monitor e proiezioni video. I visitatori potranno anche gustare il cibo locale e visitare un tradizionale negozio che vende souvenir e prodotti alimentari.
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Continuiamo la Scoperta della Bellissima Azzio http://www.141expo.com/azzio/2015/03/10/continuiamo-la-scoperta-della-bellissima-azzio/ Tue, 10 Mar 2015 22:47:37 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=175 chiesa parrocchiale

Continuando nel racconto della storia del nostro piccolo paese, non si può non parlare delle vicende della Chiesa locale.

Un tempo la presenza ecclesiastica ad Azzio era costituita da una cappellania, che dipendeva direttamente dalla Collegiata di San Lorenzo in Canonica, la chiesa per il popolo di valle.  Prima del XV secolo il paese non usufruiva della presenza costante di un sacerdote e veniva raggiunto solo per le funzioni. Nel primo Ottocento venne nominato un coadiutore.

La chiesa più antica, a due navate principale e laterale separate da pilastri, era dedicata a S. Eusebio e sorgeva alquanto discosta dal piccolo paese. Nel 1608 venne donata ai frati Francescani minori riformati, che sul luogo edificarono la chiesa del Convento tuttora esistente, dedicata poi a S. Antonio di Padova e a S. Eusebio, forse riutilizzando parte dell’antica costruzione.

Ma nel 1797 i francesi di Napoleone, insediatisi in Lombardia e fondata la Repubblica Cisalpina, in una logica tutta giacobina e anticlericale fecero sopprimere molti monasteri e istituzioni religiose, tra cui cadde anche il nostro Convento, nonostante le proteste della popolazione.

Cacciati i frati, i beni mobili e immobili furono messi all’asta. Gli arredi della chiesa furono acquistati in parte dalla popolazione, allo scopo di puntare subito al ripristino del Convento, mentre i restanti beni, incluse le campane, finirono alle chiese dei vari paesi circostanti. Al rientro degli Austriaci nel 1799 il Convento fu ripristinato con i frati ma, tornato Napoleone, nel 1810 venne addirittura soppressa gran parte degli ordini religiosi, quindi anche i frati Francescani riformati, e fu la fine del Convento.

Tutti gli edifici furono venduti a un unico compratore, che ne cedette una parte, la chiesa anzitutto, ai fratelli sacerdoti Mascioni, gli stessi che prenderanno l’iniziativa dell’apertura della famosa fabbrica d’organi. I due sacerdoti fecero a loro volta donazione della chiesa alla popolazione di Azzio, garantendole anche una rendita che consentisse la periodica manutenzione della storica costruzione.

Azzio Campanile

 

In centro paese preesisteva invece una cappella dedicata a Santa Maria, già dotata di campanile, che ai primi del Seicento gli Azziesi adattarono a chiesa ad unica navata, successivamente intitolata alla B.V. Annunziata. Nell’ultimo Settecento, dopo rinvii dovuti alla carenza di fondi, si procedette a necessarie opere di restauro della chiesa, del cimitero che le stava davanti e del campanile grazie soprattutto ai parrocchiani, che offrirono il loro lavoro gratuitamente. Sul campanile rialzato campeggia ancora oggi l’iscrizione dell’anno 1791.

Nel 1815 fu realizzato l’attuale pavimento centrale e nel 1877, con la nascita della parrocchia autonoma, la chiesa divenne la parrocchiale. Nel 1889 iniziarono i lavori per l’ampliamento alle dimensioni attuali, su progetto gratuito dell’architetto milanese Tito Vespasiano Paravicini di Milano, che soggiornava ad Azzio per le vacanze. La chiesa venne portata a tre navate, con l’abbattimento di alcune costruzioni laterali private. E nel 1891 la ditta Mascioni costruì l’organo.

Tutta la Valcuvia, inclusa Azzio, insieme alla Val Marchirolo fa parte da sempre delle Valli Varesine poste sotto la diocesi di Como e costituisce quindi un’enclave nel territorio della diocesi ambrosiana.

Chiesa del Convento

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Azzio: Piccola Perla della Valcuvia Tutta da Scoprire! http://www.141expo.com/azzio/2015/03/10/azzio-piccola-perla-della-valcuvia-tutta-da-scoprire/ Tue, 10 Mar 2015 22:46:57 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=168 Azzio (Aasc in dialetto locale) è un grazioso piccolo paese della Valcuvia a circa 400 metri di altitudine, nelle Prealpi Lombarde dell’Alto Varesotto, costruito nel suo nucleo storico su un poggio roccioso (“Grupél”) alle pendici del Campo dei Fiori, a pochi chilometri dal Lago Maggiore e non lontano dai valichi con la vicina Svizzera.

Non è attraversato da grandi corsi d’acqua, ma vi sono due torrenti, il Bulgherone e la Viganella, che non di rado in passato hanno causato inondazioni. Il Bulgherone và a gettarsi nel fiume di fondovalle, il Boesio mentre la Viganella và a gettarsi direttamente nel Lago Maggiore.  Il Bulgherone, in particolare, genera spettacolari piccole cascate sulle rocce seminascoste a valle dell’abitato.

Oltre l’abitato principale, del quale sono ormai parte integrante anche terreni edificati fuori dal centro storico, che ancora in un passato non troppo lontano costituivano piccoli nuclei separati, fanno parte di Azzio le località di Molino Dolza, Mara, Umbera e una parte della frazione di Comacchio, condivisa con il vicino Comune di Cuvio.

In passato le strade per raggiungere Azzio si presentavano tortuose e strette, transitando spesso anche all’interno degli angusti centri storici dei vari paesi circostanti. Inoltre fino alla fine degli anni ’50 non erano asfaltate e si presentavano piene di buche, causando con il passaggio dei mezzi nugoli di polvere o pozze di fango e necessitando di continui rappezzi.

AZZIO '30 v. Cadorna sped. zia Maria a Caterina A Poppino 19.9.1958 1 LB, LUO

Dopo gli interventi di allargamento, rettifiche con varianti e bretelle e l’asfaltatura attuati tra il 1958 e il 1962 – in particolare le provinciali per Gemonio e per Orino-Caldana –  nonché le realizzazioni più recenti come i nuovi tratti della statale, una buona rete di strade collega oggi il paese con le arterie principali, per itinerari diversi in parte su nuovi tracciati verso il capoluogo Varese, verso il Lago Maggiore a Laveno e Luino, con la vicina Confederazione Elvetica e con la rete autostradale.

A soli 3 km di distanza, a Gemonio, transita la linea ferroviaria Varese-Laveno, che permette il collegamento diretto con Milano, sebbene Azzio non sia più servito dalla “corriera” per la stazione da oltre trent’anni, mentre è tuttora attivo il servizio di autobus per Brinzio e Varese.

Ma diamo uno sguardo all’evoluzione della popolazione di Azzio.

Le prime notizie sulla consistenza degli abitanti si hanno nel 1592, quando in una visita del vescovo di Como si dichiarano 307 abitanti. Nel 1640 ne vengono conteggiati 268, scesi addirittura a 200 nel 1724, per poi risalire a circa 300 nel 1787 e superare i 500 abitanti a fine Ottocento.  Dopo le riduzioni dovute all’emigrazione a cavallo tra XIX e XX secolo, la progressiva immigrazione da altre regioni d’Italia, la più recente da paesi extracomunitari e le nuove edificazioni residenziali che hanno richiamato abitanti da altri paesi, hanno portato a superare oggi gli 800 abitanti.

Azzio nacque probabilmente come borgo in epoca romana, come testimoniato dal ritrovamento di antichi reperti tra i quali tombe e monete sul territorio comunale. Le prime notizie scritte della Valcuvia risalgono tuttavia all’epoca medievale, facendo parte la valle del Contado del Seprio. Alla caduta di Castelseprio nel XIII secolo il Varesotto passò sotto il dominio del Ducato di Milano, dapprima con i Visconti e poi con gli Sforza.

In Valcuvia la famiglia Cotta mantenne il regime feudale per tre secoli.  Con l’arrivo degli Spagnoli a metà del Cinquecento si assistette ad un progressivo deterioramento delle condizioni generali, fino a quando, nel primo Settecento, la Lombardia passò sotto la dominazione degli Austriaci.  E proprio con Maria Teresa d’Austria fu disegnata la prima mappa catastale in cui compare Azzio.

Il paese era da secoli eretto a Comune. Sotto gli Asburgo si registra il primo tentativo di accorpamento di vari paesi, in considerazione del loro scarso numero di abitanti, ma Azzio oppone una cortese resistenza.

Negli stessi anni, saputo che l’ultimo Cotta senza eredi intendeva cedere il feudo, i Valcuviani tentarono con l’aiuto dei Della Porta di emanciparsi dal vincolo feudale per dipendere direttamente dal Demanio, ma invano: l’amministrazione imperiale pretese la cessione del feudo ai Borromeo Arese. Nel 1797 nacque la Repubblica Cisalpina napoleonica, che soppresse tutti i diritti feudali.

AZZIO Anni '20-30 Piazza XX Settembre, poi IV Novembre, e asilo LUO

Con l’avvento di Napoleone vennero attuate le brevi annessioni di Azzio con Gemonio nel 1809 e poi con Cuvio nel 1812, ma al rientro degli Austriaci tutto tornò come prima.

Nella Prima Guerra d’Indipendenza del 1848 ad Azzio venne richiesto un notevole contributo in natura all’acquartieramento in Valcuvia di truppe austriache!  Invece nella Seconda Guerra d’Indipendenza del 1859 si narra del coinvolgimento diretto del paese nelle vicende risorgimentali, quando Garibaldi, in procinto di attaccare la guarnigione austriaca di Laveno, accampò nei territori di Azzio e di Gemonio uno dei suoi tre reggimenti di Cacciatori delle Alpi, cui gli abitanti dovettero fornire cibi e strumenti di lavoro. Fallita però l’azione e inseguito dagli Austriaci, Garibaldi fece percorrere le più sicure strade alte della valle alle truppe in ritirata, che quindi ripassarono tutte anche da Azzio!

Nella seconda parte dell’Ottocento, ottenuta l’annessione lombarda al Piemonte e raggiunta l’Unità d’Italia nel 1861, verso la fine del secolo sotto la spinta della scarsità di risorse economiche disponibili alla popolazione, anche Azzio vide il progressivo incremento dell’emigrazione sia verso i Paesi europei sia verso le Americhe, fenomeno che si protrasse sino a tutti gli anni Venti del Novecento, di cui parleremo più avanti.

Nel XX secolo Azzio diede un considerevole tributo di sforzi e di vite umane nella I Guerra Mondiale sui fronti ai confini nord-orientali, ma anche in terre lontane come la Macedonia. L’avvento del Fascismo portò nel 1927 al distacco del territorio alto-varesotto e quindi anche della Valcuvia dalla provincia di Como e alla nascita della provincia di Varese.

Nello stesso anno venne attuato l’accorpamento  di Azzio e di Orino nell’unico Comune di Orino-Azzio, con municipio a Orino  e scuole in entrambi i paesi.   L’esperienza bellica si ripetè più ampia con la Seconda Guerra Mondiale: molti Azziesi furono inviati a combattere, e in parte caduti o fatti prigionieri, in Africa, in Albania e Grecia e successivamente in Unione Sovietica.

Con la nascita della Repubblica, Azzio riacquistò la propria autonomia comunale nel 1956, riaprendo gli uffici comunali nello stesso stabile in cui erano rimaste le scuole.  Nel 1963 si inaugurava il nuovo edificio municipale con annesse scuole elementari.

via IV Novembre e casa Vincenti-Mistura inizio sec.

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Il 141Tour tra vicoli, chiese e caprette http://www.141expo.com/azzio/2015/03/10/il-141tour-tra-vicoli-chiese-e-caprette/ Tue, 10 Mar 2015 00:14:17 +0000 http://www.141expo.com/azzio/?p=161 E’ stata una tappa davvero intrigante quella di Michele Mancino, che il 26 settembre 2013 è andato alla scoperta di Azzio per il 141Tour di Varesenews.

Un piccolo paese, un po’ nascosto nel verde della Valcuvia, ma ricco di incontri interessanti, dalle caprette che rendono possibile la produzione dei meravigliosi formaggi della valle, all’attività di un’azienda che ha saputo rimettersi in gioco con la creatività.

Ripercorrete con noi la tappa di Azzio…

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